Come in tutti gli sport, anche nel calcio balilla, esiste la teoria e non solo la pratica.

Sbagliato pensare che si migliora semplicemente continuando a giocare e rigiocare, sempre e comunque. 

In realtà giocando senza obiettivi e senza un piano di crescita ma solo per divertimento, alla distanza, si finisce per fare sempre le stesse cose, non si migliora più, subentra l’assuefazione e la demotivazione, e un po’ per volta si finisce per non giocare più. Questo è vero anche per quelli che sembrano tra i più appossionati e irriducibili.

Ho assistito ad intere generazioni di ragazzi che con gli anni non hanno più toccatto stecca e tanti bar e sale da gioco si sono disfatti dei biliardini perchè si son trovati senza giocatori balilla. Solo ultimamente con la nascita delle federazioni nazionali e dei CSI, è ritornata la passione nei  giocatori più vecchi e coinvolto quelli più giovani.

Alla base di ogni giocatore balilla, ci deve essere, oltre alla passione e allo spirito di competizione, che do per scontato, un piano di crescita e di miglioramento ben chiaro e delineato che motiva sempre il giocatore a raggiungere degli obiettivi sempre più ambiziosi.

Della motivazione e crescita parleremo più avanti in un apposito capitolo.

Strategie

Ogni giocatore balilla deve disporre di almeno due strategie di gioco. 

È impensabile che con una sola modalità di gioco si possa affrontare qualsiasi avversario e poter vincere comunque. Anche i giocatori più forti sanno quando occorre giocare offensivi e quando invece amministrare.

L’argomento va affrontato separatamente per ciascun tipo di giocatore:

-       Il difensore

-       L’attaccante

Strategia del difensore

Diciamo fin da subito che il difensore ha un compito più difficile dell’attaccante.

Il difensore non può mai abbassare la guardia, deve essere sempre concentrato e attento non solo contro l’attaccante avversario ma anche nei confronti del collega difensore avversario che può sferrare tiri da cecchino o a giro lungo le sponde. 

Deve stare sempre attento sia quando la pallina è dalle sue parti, sia quando è dalla parte del collega difensore avversario, sia quando è a centro campo. L'attaccante può invece concedersi dei momenti di riposo.

Ma a parte l’aspetto psicologico, dal punto di vista puramente pratico, il difensore deve soprattutto saper parare, deve cioè saper coprire sia le giocate dell'attaccante che quelle provenienti dalla mediana e difesa avversaria. 

Direi addirittura, estremizzando, che il difensore si deve occupare di parare qualsiasi tipo di attacco – deve essere un muro - e reinviare in avanti la pallina al proprio socio/compagno di attacco il prima possibile.

Ci sono ovviamente delle eccezioni, ma devo dire che in 35 anni di esperienza, ho avuto modo di confrontarmi con i tipi di giocatori più disparati da quelli più moderati a quelli più aggressivi, alla fine tutti hanno convenuto che il difensore deve banalmente: passare la palla in avanti al proprio socio.

Il cecchino

A tal proposito, vi voglio raccontare un fatto realmente accaduto nel nostro gruppo all'inizio della nostra avventura. 

Tutti conoscevamo un difensore fortissimo che tutti ammiravamo e stimavamo come il migliore mai conosciuto. Era spettacolare per la sua capacità di segnare praticamente ad ogni tiro, tanto da meritarsi velocemente l'appellativo di cecchino

Il nostro amico cecchino ebbe modo di esibirsi sia in alcuni tornei da noi stessi organizzati che nel campionato in coppia con una donna: sua figlia di 17 anni.

Erano primi nel girone. Le partite di campionato il cecchino le vinceva praticamente da solo. Se una partita si vinceva a sette, lui segnava 7 goal,se si vinceva a nove lui segnava 9 goal. Un vero e proprio cecchino, non c’era niente da fare.

Comunque, sebbene il cecchino monopolizzasse il gioco, che fosse brutto giocare con lui come attaccante - il socio in attacco veniva praticamente escluso dal gioco e  non toccava mai palla - segnava tutto lui e vinceva le partite da solo, alla fine concludevamo che forse valeva comunque la pena giocar così soprattutto nelle partite di campionato dove bisognava far punti.

Ma udite udite, cosa mi è capitato di vedere di lui in due occasioni.

Prima occasione

Organizzammo un grande torneo in cui invitammo tante coppie esterne anche per poter verificare il nostro livello reale.

Il torneo fu chiuso a 40 coppie e tra queste ci furono anche il cecchino con suo figlio. Me li indicarono subito favoriti alla vittoria finale ed effettivamente ebbi modo di verificare, dalle partite di riscaldamento prima del torneo, che il soprannome di cecchino era ben riposto e suo figlio non era da meno.

La coppia approdò in finale e qui la mia prima sorpresa: mi aspettavo che il cecchino avrebbe tirato fuori il suo miglior reporterio, quello del tiro a segno. 

E invece niente. 

Non tirò mai alla cecchino, segnò ma a giro, andando per le sponde. In realtà parava tutto e passava la palla in avanti. Suo figlio, bravissimo, gradiva, riceveva i passaggi e realizzava. 

Vinsero la finale vincendo entrambe le prime due delle tre partite previste.

Seconda occasione

Mentre studiavo e appofondivo le mie conoscenze sul calcio balilla, mi capitò di imbattermi in un video su You Tube in cui c'era proprio il nostro amico cecchino. Lo ricobbi subito in un video del 22 settembre 2013, era intitolato 6° finale torneo di Milano e Brianza, quella volta giocava con un altro attaccante e non con suo figlio. 

La partita finì 7 a 5 per la coppia del cecchino.

Quello che mi colpì in quel video però non fu affatto ciò che tutti ci saremmo aspettati, cioè le grandi giocate del cecchino così come eravamo abituati a vederlo da sempre. 

No niente di tutto questo neanche questa volta. 

Il nostro cecchino non tirò mai, neanche una volta, non un solo tiro, giocò tutta la partita passando la palla al suo socio, curando attentamente la parte difensiva e coprendo tutti i tiri da lontano.

Delusione? No, direi proprio di no.

Avevo capito una cosa importantissima che non potei far a meno di notare, il nostro cecchino sapeva soprattutto parare, era un grande portiere e sapeva parare tutto quello che arrivava sia dall'attaccante che dal difensore avversario. 

Ebbi la riconferma anche dal cecchino, che i grandi difensori devono prima di tutto saper parare, tutto il resto è un valore aggiunto.

In definitva

Un grande difensore deve prima di tutto saper parare e in uscita deve sapere eseguire almeno i seguenti colpi:

-       Tavoletta dal basso

-       Tavoletta dall’alto

-       Frusta dal basso

-       Frusta dall’alto

-       Doppietta dal bassa o uno-due

-       Sponda classica

-       Spondone

-       Veronica

È praticamente impossibile descrivere correttamente questi colpi, molto meglio vederli in esecuzione dal vivo o guardarsi un video su You Tube, studiarselo riproducendolo sul proprio computer o smart phone e quindi provare a eseguirli in pratica.

Sotto un video di esempio


Come già anticipato, il difensore deve disporre di almeno due strategie:

-       Aggressiva

-       Difensiva

Documenteremo le due strategie separatemente nei prossimi paragrafi.

Aggressiva

Si tratta della tattica che utilizzano quei giocatori che tirano sempre per segnare. Ogni disimpegno è calcolato, progettato, disegnato e finalizzato per realizzare la rete.

Non resistono, direi che non sono capaci a fare diversamente, tanto sono abituati a tirare solo in quel modo. Ottengono risultati strabilianti vincendo partite impossibili e questo li gratifica molto. Questi tipi di giocatori, molto spettacolari, sono fortissimi anche a parare, sanno marcare benissimo.

E allora? Cosa c’è che non va?

Ebbene, alla distanza questa strategia non paga, il giocatore in questione finisce per monopolizzare il gioco, gioca da solo contro tutti. 

In primis annulla il proprio socio e catalizza su se stesso tutte le giocate, non appena la palla arriva dalle sue parti, incomincia un interminabile palleggio per dettare il ritmo e sferrare infine il tiro micidiale che dovrebbe portarlo alla rete.

Il punto è che dopo un po', attaccante e difensore avversari, prendono le misure e la percentuale di conclusione diminuisce sempre di più, fino al punto che si finisce per prendere goal rocamboleschi e perdere delle partite che assolutamente non dovrebbero.

Allo scopo vi voglio raccontare una esperienza che non dimenticherò mai.

Dei nostri amici di campionato organizzarono un torneo e ci invitarono. Eravamo 20 coppie, noi del nostro gruppo partecipammo in 6 coppie, il torneo era organizzato al solito modo con il girone di qualificazione e la fase ad eliminazione diretta.

Io e il mio socio vincemmo tutte le partite ed arrivammo in finale contro un altra coppia dei nostri stessi amici del gruppo dei 6. Eravamo in casa dei nostri organizzatori ed eravamo in finale: due coppie del nostro gruppo dei 6 in finale, sicuramente un grande risultato.

Fin qui niente di anormale se non per il fatto che i nostri amici/avversari della finale, furono ripescati per i capelli come migliore terza classificata a parità di punti, differenza reti, reti segnate e reti subite. Dovettero giocare una ulteriore partita di spareggio con l'altra coppia di pari merito e alla fine vinsero per 7 a 6 al golden goal.

Ma presentiamo i nostri avversari della finale.

L’attaccante era un attaccante forte che amava il gioco veloce, il difensore era un difensore di tipo aggressivo, uno di quelli che gioca sempre per segnare, che tirava sempre in porta, in pratica non passava mai la palla.

Persero due partite nel girone di qualificazione ed arrivarono terzi, rischiarono di essere eliminati senza meritarlo affatto, erano veramente forti e meritavano la finale, non solo, vinsero la finale contro di noi meritatamente, il portiere si esaltò e segnò tanti goal dalla difesa; noi che avevamo vinto tutte le partite, perdemmo la finale.

La domanda sorge spontanea, chi rischiò di più?

La risposta è semplice: i nostri amici giocarono benissimo la finale. Contro noi, ci stava giocare in quel modo, come faceva sempre il nostro amico difensore avversario, contro di noi quel tipo di gioco era quello giusto perchè il mio socio soffriva proprio quel tipo di gioco ma non andava bene con le altre tre partite: le due della fase eliminatorie e quella dello spareggio.

Dopo quell'esperienza il nostro amico difensore ebbe sempre due opzioni di gioco: quella a lui più naturale e quella di riserva, ad oggi le usa indifferentemente in funzione delle situazioni: un grande difensore.

Difensiva

La tattica difensiva è quella che adorano tutti gli attaccanti e vogliono sempre tali difensori come proprio socio.

In questa tattica il difensore è chiamato ad un compito molto difficile. Deve mantenere sempre un certo livello di concentrazione soprattutto nelle partite importanti che vanno per le lunghe. Deve avere un gioco snello e veloce e, nello stesso tempo, passare avanti la pallina senza rallentare le rimesse per non danneggiare il proprio socio che si aspetta di giocare velocemente.

Tale tipo di strategia, non solo è quella più gradita agli attaccanti che hanno più possibilità di giocare ed applicare le proprie tecniche, è quella universalmente riconosciuta come più reddittizia sulla distanza.

In questa strategia il difensore, non solo non tira praticamente mai per segnare, quindi non si scopre agli eventuali contropiedi (flash) dell'attaccante avversario, taglia sempre la palla in modo che vada sulle sponde a giro e crea un'occasione di rimbalzo favorevole per il proprio socio.

In questo modo anche se il difensore non tira espliciatamente per segnare, capita di segnare per rimbalso sulla sponda laterale che va diritta in porta oppure rimbalza sulla sponda perpendicolare avversaria, torna indietro e diventa facile da ribattere in porta dall'attaccante che si esalta e rende sempre di più.

Insomma il motto è: far giocare la maggior parte il proprio socio d’attacco in modo che la palla resti il più lontano possibile dalle parti del difensore e la probabilità di subire una rete è più bassa. 

Solo quando si vede il proprio socio d’attacco in difficoltà, allora il difensore può prendere l’iniziativa e incominciare a tirare per segnare.

Strategia dell’attaccante

Paradossalmente la strategia principale dell’attaccante è quella di saper coprire o marcare i tiri dell’avversario.

Ci sono ragazzini terribili che già a dodici anni sanno fare cose spettacolari con i tre dell’attacco. Sono dei veri e proprio giocolieri, eseguono le fruste dall’alto e dal basso alla velocità della luce, le cinesi non te le fanno neanche vedere, fanno le veroniche da far girarare la testa. Si allenano da soli al biliardino e son capaci di palleggiare per minuti con la sola stecca dei tre.

Eppure, nelle partire importanti questi ragazzini perdono 9 a 1.

Nelle partite reali, le cose cambiano e molto più difficilmente si ha la possibilità di avere la palla a disposizione per palleggiare e sferrare i colpi terribili del proprio repertorio, soprattutto quando il difensore, in questi casi giustamente, tira per segnare e segna facilmente dato che l’attaccante terribile non copre, non si è mai allenato per quello scopo.

La capacità di copertura o marcatura viene prima in ordine di importanza rispetto alla capacità di segnare. Dedicheremo un intero capitolo alla teoria della copertura a tutti i livelli: contro il proprio avversario vicino e lontano.

L’attaccante deve saper controllare con i propri tre i tiri diretti dal due e dal portiere avversari. La mediana invece deve curare i tiri a giro di sponda ma anche i tiri diretti nel caso il difensore avversario riesca ad eludere la marcatura dei tre. Deve essere sempre pronto nel contropiede o flash a fronte di un tiro non tagliato del difensore avversario.

A parte i dettagli sulla copertura dell’attaccante che approfondiremo in un  capitolo dedicato, l’attaccante deve avere un vasto e ricchissimo repertorio di giocate sofisticate atte a disorientare anche il più incallito dei difensori. 

Oltre ad avere capacità di colpire a volo i tiri che rimbalzano sulla sponda avversaria e rientrano, l’attaccante deve saper colpire a volo anche i tiri provenienti dal suo socio, tipo i tiri di sponda o i passaggi espliciti. Deve saper controbattere con la mediana il rimbalzo a seguito di tiri a sponda del proprio socio.

Deve fare il contropiede con la mediana contro i tiri della mediana avversaria proprio come si fa con il tre.

In definitiva il massimo per un attaccante sarebbe essere in grado di eseguire almeno i seguenti colpi:

-      Tavoletta dal basso e dall'alto

-       Frusta dal basso e dall'alto

-       Spondina dal basso e dall'alto

-       Veronica

-       Doppia o mattonella

-       Doppietta alta

-       Il doppio passo

-       Cinese

-       Cavalluccio

-       Napoletana

È praticamente impossibile descrivere correttamente questi colpi, molto meglio vederli in esecuzione dal vivo o organizzarsi con i video su You Tube e provare a ripeterli in pratica. 

Sotto un video di esempio


Copertura teorica

In questo capitolo useremo interscambiabilmente le parole coprire e marcare per indicare la stessa azione.

La copertura o marcatura è la capacità di un giocatore, attaccante o difensore, di non far segnare l’avversario ne dai tre dell’attacco, ne dai cinque della mediana, ne dai due della difesa e ne dal portiere.

Introduzione

Voglio introdurre questo concetto con un racconto vissuto sul campo quando, un mio amico di vecchia data di cui non conoscevo però le sue capacità di giocatore balilla, mi dimostrò in pratica l’esistenza della marcatura su qualsiasi tipo di tiro. 

Mi disse: tutti i tiri si possono marcare, quando un giocatore segna è perché il difensore ha marcato male o ha commesso un errore.

Ho letto dai forum e visto dai video calcio balilla esistenti che la cosa più importante per un attaccante è sapere coprire/marcare prima ancora di sapere attaccare.

La copertura teorica deve essere capita prima di provare ad applicarla, per esempio il difensore sa difendersi benissimo se a tirare sono i tre dell’attacco ma niente o poco sa se deve coprire quando a tirare è la mediana o il collega difensore avversario.

Allo stesso modo l’attaccante sa come coprire con i tre omini dell’attacco, con la mediana contro la mediana avversaria, ma poco sa come coprire con la propria mediana i tiri del cecchino, fruste, tavolette e tiri del portiere.

Insomma se esiste la copertura teorica a fronte di un determinato tiro, ci si deve allenare per imparare a usarlo nella pratica.

Questo significa che sia il difensore che l’attaccante devono saper marcare i tiri dell’avversario.

Esistono sostanzialmente tre tipi di marcature:

-       Classica

-       Da lontano

-       Organizzata

5.2.1 Copertura classica

La marcatura classica si riferisce a quella in cui un omino si mette davanti alla pallina mentre l’altro cerca di segnare, ovunque sia la pallina. 

Queste sono le marcature che si apprendono quando si incomincia a giocare: il difensore copre la linea dei tre, la mediana copre l’altra mediana, la stecca dei tre copre sia il due che il portiere avversario.

Descirviamo sepratamente i due seguenti casi:

-       La copertura del difensore

-       La copertura dell’attaccante

5.2.1.1  Copertura del difensore

Il difensore è chiamato a fare due tipi di coperture:

-       Da vicino

-       Da lontano

5.2.1.1.1 Da vicino

Marcare da vicino significa marcare i tre della stecca dell’attaccante. I tiri insidiosi qui sono tantissimi e un difensore li deve cosiderarli tutti. Possiamo stilare un ordine da quelli più comuni ad uso e consumo della maggioranza a quelli più sofisticati per i più bravi:

-       la tavoletta

-       la doppietta

-       il doppio

-       l’angolo dal basso

-       l’angolo dall’alto

-       la veronica

-       le finte al rallentatore

-       la cinese dal basso

-       la cinese dall’alto

-       la frusta dal basso

-       la frusta dall’alto

Se un attaccante disponde di tutto questo repertorio, credo che per il difensore ci sia ben poco da marcare. Il problema è dovuto al fatto che il difensore non è in grado di capire quale giocata farà l’attaccante così finirà per coprire una giocata ma si scoprirà inevitabilmente su un’altra.

Diciamo che in linea di massima il difensore deve saper fare bene le seguenti due cose:

1)    quando copre: guardare la pallina e mai quello che fa l’omino

2)    quando tira: non consegnare mai la pallina all’attaccante

Come nel calcio a undici, anche nel calcio balilla il giocatore fa le finte per disorientare l’avversario, un bravo difensore non si fa incantare dalle finte ma guarda la pallina e segue solo la pallina disinteressandosi completamente di quello che fa l’omino.

Meglio un contropiede o flash che consegnare la pallina all’avversario, le conseguenze da punto di vista pscicologico sono più gravi e si perde la consueta sicurezza.

5.2.1.1.2 Da lontano

Marcare da lontano significa sapere coprire anche i tiri provenienti dalla mediana e dalla difesa avversari.

In questo caso il difensore deve immaginare il biliardino diviso verticalmente in due parti in modo da avere due rettangoli con linea immaginaria di divisone che va dal centro di una porta al centro dell'altra:

-       il rettangolo basso, quello più vicino al difensore

-       il rettangolo alto, quello più lontano al difensore

Quando la pallina bazzica nel rettangolo basso, dalle parti della mediana o della difesa avversaria, il difensore deve tenere in coppia il proprio portiere e il primo omino dei due in modo da coprire il primo palo della propria porta, quello più vicino a se.

Quando la pallina bazzica dalle parti del rettangolo alto, dalle parti della mediana o della difesa avversaria, il difensore deve tenere in coppia il proprio portiere e il primo omino dei due in modo da coprire il primo palo della propria porta, quello più lontano da se.

Questo tipo di marcatura, permette di coprire quasi metà porta ed annulla la maggior parte dei tiri a giro lungo la sponda. Un grande portiere sa usare molto bene questo tipo di copertura che da grande sicurezza al proprio socio in attacco.

5.2.2  Copertura anti cecchino

Come anticipato in un paragrafo sopra, un mio amico mi dimostrò che anche il tiro del cecchino può essere marcato, il cecchino in questione era lui.

Quando me lo disse, mi resi conto che non solo non gli credetti, ma mi resi conto che neanche avevo preso in considerazione il fatto che si potesse marcare: semplicemente davo il merito al tiratore e che sul quel tipo di tiri non ci si può far niente.

Ebbene ecco che il mio amico mi disse: ti dimostro come si fa.

Mi disse: immagina di dividere il tavolo da gioco con una linea immaginaria in modo da avere due rettangoli adiacenti <il rettangolo basso quello più vicino a te, il rettanolo alto quello più lontano>

Posizionò la pallina sulla riga bianca della sua area di rigore, approsimativamente sulla “mattonella” da cui tirano sempre i cecchini.

Poi sistemò le mie stecche da difensore - il portiere in coppia con il primo omino dei due - sul primo palo in modo da coprire la metà di porta come descritto sopra. Suo figlio ci aiutò facendo il difensore e mantenendo le stecche sempre sulla difensiva coprendo il primo palo.

Mi disse di tenere sempre alti i miei tre omini di attacco in modo da non marcare mai, alzò tutti gli omini della sua mediana e dei tre omini di attacco in modo che non ostacolassero alcun tiro.

Infine, ecco la soluzione magica: la mia mediana. 

La mia mediana la posizionò in modo che il secondo omino dei cinque impuntato in avanti superava leggermete la metà della sua corsa verso il rettangolo alto.

A questo punto mi fece guardare da dietro la pallina nella direzione della porta avversaria e mi chiese se c’era luce per la traiettoria della pallina verso la porta.

Ragazzi, effettivamente era tutto coperto.

La pallina colpita da quella posizione, a bocce ferme, non aveva alcuna possibilità di finire nella mia porta.

Se avesse chiuso l’angolo di tiro, avrebbe eluso il secondo omino della mia mediana ma la pallina sarebbe finita sugli omini del difensore, se l’avessa aperto, sarebbe andata a sbattere contro il secondo omino della mia mediana.

Incredibile! Sembrava che ci fosse per davvero la copertura teorica.

Ma il mio amico non si fermò lì e volle dimostrarlo in pratica.

Quindi, ci chiese di mantenere le nostre posizioni – io in attacco e suo figlio in difesa – e incomiciò a tirare da cecchino.

Andammo avanti per almeno mezz’ora, cambiammo porta e ci rimettemmo nelle stesse condizioni ora da una parta ora dall’altra.

Ragazzi ne bloccai 8 su 10, questa fu la media della prove  a bocce ferme.

Ovviamente in un partita vera le cose sono diverse e sicuramente quel tipo di marcatura è molto difficile e ci vuole molto tempo per abituarsi a tale marcatura senza contare il fatto che tenere la mediana in quel modo, significa rinunciare agli altri usi cui un attaccante è abituato.

Copertura organizzata

Ma cosa vuol dire copertura organizzata?

La copertura organizzata è quella concordata tra i due giocatori attaccante e difensore sulle posizioni da mantenere in campo.

I due devono condividere la stessa strategia e concordare la modalità con cui intendono gestire la copertura dai tiri avversari.

Questo tipo di copertura è necessario soprattutto quando si conosce l’avversario difensore appartenere alla categoria aggressivo, tipico nel tiro del checchino.

In tal caso, i due devono concordare la marcatura da adottare, senza la quale i due finirebbero per coprire la stessa regione della porta, mentre il cecchino segnerà nell’altra metà della porta.

Si può anche concordate che il difensore copra la metà alta della porta e l’attaccante quella bassa, ma questo tipo di soluzione esporrebbe troppo il difensore ad un eventuale tiro di sponda, meglio se il difensore copra il primo palo e l’attaccante il secondo.

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